«La polemica che è scoppiata in questi giorni sui giovani volontari-mercenari per le prossime elezioni è la cosa che meno riguarda, in assoluto, il nostro associazionismo organizzato». Ha le idee chiarissime Riccardo Troisi, membro di Pax Christi e tra i portavoce nazionali della Rete di Lilliput, che raccoglie attorno a sé una ventina di associazioni e oltre settanta ?nodi? in tutta Italia. «Mettendo assieme associazioni e nodi, il nostro modo di fare rete vede coinvolti decine di migliaia di volontari, tutti spinti da tanta passione e altrettanta voglia. Di pagati veramente abbiamo solo un addetto stampa e la segreteria, se escludiamo le singole associazioni che, naturalmente, annoverano tra le loro fila anche personale retribuito». Come si spiega la gratuità che caratterizza i volontari che impiegano le loro ore nelle attività organizzate dalla Rete di Lilliput? «è conseguenza del nostro modo di percepire la politica, lontanissimo da quello istituzionale e dai partiti», illustra Troisi. Ma qual è la vostra filosofia ispiratrice? «Noi facciamo politica, costantemente, nelle campagne, nelle botteghe equo-solidali? dappertutto. Ma riteniamo che la politica possa e debba essere ?agita? e praticata, ogni giorno, nelle migliaia d?iniziative che proponiamo per il cambiamento sociale, per andare verso un?economia di giustizia. Sono questi gli elementi ideali che spingono molti dei nostri volontari a fare politica nella Rete di Lilliput. Senza prendere né chiedere un euro». E i partiti? «Noi siamo un?associazione organizzata autonoma. E le posso assicurare una cosa: le sirene della politica partitica non fanno per noi». (P. M.)
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